La Libia lo ha fatto ancora e l’Italia rimane a guardare.
Ancora una volta a fare le spese delle scellerate azioni libiche sono i pescatori italiani.
Ci giunge notizia che la guardia costiera libica abbia esploso alcuni colpi di arma da fuoco intimando ai pescherecci soprannominati “Aliseo”, “Artemide” e “Nuovo Cosimo” di fermarsi a 35 miglia nautiche dalla costa libica al largo di Misurata.
In particolare, il peschereccio “Aliseo” facente parte della flotta di Mazara del Vallo è stato mitragliato, a detta anche del sindaco di Mazara, ad altezza uomo dalla motovedetta militare Libica ferendo ad un braccio il Comandante del peschereccio Giuseppe Giacalone.
È intollerabile che l’Italia continui a permettere impunemente alle forze militari libiche di ingerire con la forza ai danni dei pescatori italiani.
Questa crisi diplomatica, oltre a penalizzare la legittima attività della pesca, costringe nella preoccupazione le tante famiglie dei nostri pescatori che chiedono maggiore sicurezza per i loro familiari.
Non bastano i già tanti rischi al quale un pescatore si espone lavorando in alto mare?
E poi, che fine ha fatto il diritto al passaggio inoffensivo o innocente delle navi straniere previsto dalla Convenzione UNCLOS all’articolo 17 ss.
Ma soprattutto, per quanto ancora dovremo tollerare queste palesi violazioni del diritto internazionale ai danni dei nostri concittadini?
Ci giunge altresì notizia che alla richiesta di chiarimenti da parte delle nostre testate giornalistiche, il Commodoro Masoud Ibrahim Abdelsamad, portavoce della Marina libica, abbia risposto in merito alla vicenda quanto segue :
“Quando i pescherecci arrivano, la nostra guardia costiera prova a fermarli. C’erano quattro o cinque pescherecci nelle acque territoriali libiche senza alcun permesso da parte del governo libico. La nostra Guardia costiera, fra le sue funzioni, ha quella del controllo della pesca“.
Al Commodoro e al Governo libico lo Stato Italiano dovrebbe ricordare che la zona economica esclusiva dichiarata dalla Libia nel 2005 è giuridicamente illegittima, questo perché la rivendicazione perpetrata dalla Libia della zona marittima per l’attività esclusiva della pesca dovrebbe essere consentita dallo stato costiero (che in questo caso è l’Italia); dovrebbe altresì ricordare le più di 10 motovedette donate dal nostro paese per un costo di più di 2,5 milioni di euro pagati con i fondi di riserva dello Stato; infine dovrebbe ricordare, già dal 2019, i 475 milioni di euro, di cui 100 provenienti da Bruxelles, per il controllo dell’emigrazione verso l’Europa.
Alla luce di ciò, aggiunge Spallino “chiediamo sicurezza per i nostri pescatori, chiediamo che vengano rispettati i diritti previsti dalle normative internazionali ma soprattutto chiediamo che lo Stato italiano intervenga il prima possibile al fine di risolvere questa grave crisi diplomatica prima che qualcuno possa perdere la vita”.